La protesi dell’anca mininvasiva bilaterale simultanea

La coxartrosi

L’artrosi dell’anca, o coxartrosi, è una patologia degenerativa causata da uno squilibrio del turno-over cellulare (che è il normale processo di rinnovamento del nostro organismo, quello in cui le cellule vecchie vengono sostituite da cellule nuove). Quando tale rapporto si altera, assistiamo ad una progressiva degradazione dei condrociti (le cellule che producono la cartilagine), con assottigliamento della cartilagine ed esposizione dell’osso sottostante. Questo causa dolore e limitazione funzionale; il nostro organismo si difende producendo gli osteofiti, cioè delle escrescenze di tessuto osseo che hanno l’obiettivo di aumentare la superficie di contatto tra le due ossa. E’ un meccanismo di difesa che nell’immediato fa sentire meno dolore al paziente ma che alla lunga causa rigidità articolare, limitando i movimenti del paziente. Tale patologia è ovviamente più frequente nei pazienti anziani ed in sovrappeso; ma anche i giovani adulti possono esserne affetti, soprattutto se hanno avuto in precedenza traumi con fratture articolari, esiti di displasia congenita dell’anca o di epifisiolisi o morbo di Perthes.

La protesi mininvasiva dell’anca: quando farla

L’intervento di protesi mininvasiva dell’anca è indicato quando tutti gli altri trattamenti conservativi non hanno sortito i benefici sperati. L’intervento consiste nel sostituire la testa del femore e l’acetabolo con delle componenti in titanio, una che viene inserita all’interno del canale femorale (lo stelo femorale) ed una coppa che viene posizionata a pressione all’interno del cotile. Tra le due componenti si posiziona un inserto in plastica ed una testina in ceramica che consentono il reciproco scorrimento delle superfici protesiche. Generalmente è un intervento che si esegue in anestesia spinale.

Quando la protesi dell’anca bilaterale

In circa il 20{3a528570f5e40ef1b0901b87dd3cc8a0d2322a7bb7b76f3237a2d845490b1fa4} dei pazienti la coxartrosi si manifesta in forma bilaterale, colpendo cioè tutte e due le anche, generalmente in maniera diversa. Questo si ritrova spesso in tutte le forme di coxartrosi secondaria, come quelle in esiti di displasia congenita dell’anca ed in esiti di conflitto femoro-acetabolare, in quanto spesso queste patologie sono bilaterali.

Grazie alla tecnica mininvasiva è possibile eseguire l’intervento di protesi in entrambe le anche nello stesso intervento chirurgico. Si tratta di pazienti selezionati dall’ortopedico e dall’anestesista: devono essere giovani-adulti, motivati, con poche comorbilità ed un buon livello di emoglobina preoperatoria.

La protesi d’anca mininvasiva prevede un accesso posterolaterale (in realtà esistono diverse vie di accesso mininvasive) con passaggio attraverso i muscoli glutei, senza però sezionarli; si sacrifica solo un tendine, il piriforme, che al termine dell’intervento viene riposizionato nella sua sede d’origine con dei punti riassorbibili. L’intervento prevede inoltre il risparmio di una parte del collo femorale e l’utilizzo di protesi con steli femorali corti. Grazie alla tecnica del “Femur-First”, dall’inglese “il femore prima”, è inoltre possibile ottenere dei risultati soddisfacenti posizionando le componenti protesiche in modo tale che abbiano un angolo di lavoro ottimale, garantendo una maggiore durata dell’inserto in polietilene ed un più basso rischio di lussazione dell’impianto.

Esistono ormai numerosi lavori scientifici che dimostrano come sia la protesi dell’anca che del ginocchio, in pazienti selezionati, garantiscano dei risultati funzionali sovrapponibili a quelli ottenuti operando le articolazioni una alla volta, senza aumentare il rischio di complicazioni maggiori.

Post Author: Roberto Francia